Città d’ arte

Accorto uomo politico, Onorato II fu tollerante con gli ebrei che esercitavano a Fondi come in altre città l’industria o l’arte dei panni. Intervenne all’incoronazione di papa Nicola V quale ambasciatore del re Alfonso I d’Aragona, con Guglielmo e Raimondo Moncada, Carlo Manforte conte di Campobasso, Marino Caracciolo, conte di S. Angelo. Ricevette nel 1452, nella città di Fondi, l’imperatore Federico III di Germania e la moglie Eleonora III. La base del suo successo fu sicuramente l’amicizia che ottenne dal re Alfonso d’Aragona, offrendogli sostegno economico e militare per le sue periodiche guerre. In cambio ne ottenne non soltanto il potere di essere il suo “pleno jure” in tutto il Regno e una quantità di diritti feudali ma anche l’altissimo omaggio di poter aggiungere al suo cognome l’appellativo della famiglia aragonese, chiamandosi da quel momento in poi Gaetani d’Aragona e di conseguenza aqquartare nello stemma la casa d’Aragona. Dotò edifici religiosi e laici dipinti, sculture e ornamenti, chiamando a lavorare i maggiori artisti che frequentavano all’epoca la corte di Napoli. Tale famiglia fu però macchiata da un episodio molto grave. Durante la congiura dei baroni avvenuta nel 1486, suo figlio Pietro Bernardino si schierò con i feudatari ribelli per eliminare la dinastia aragonese. A tale congiura aderirono il duca di Salerno, Antonello Petrucci, segretario particolare del re e, in un primo momento, anche il papa Innocenzo III in discordia con Ferdinando. La congiura fallì e il re simulando il perdono, durante un convito nuziale fece imprigionare e decapitare i più compromessi della congiura. Onorato II invece si era schierato dalla parte del re, e rimase così sdegnato dal comportamento del figlio che lo fece imprigionare e punire. Quest’atto di fedeltà fu molto gradito da Ferdinando I d’Aragona, il quale ordinò che suo nipote, figlio del ribelle Pietro Berardino, sposasse sua nipote Sancia, figlia naturale di Alfonso, duca di Calabria. Tale nipote fu quindi duca di Traetto, Principe di Altamura, Conte di Fondi, Signore di Piedimonte, Consigliere e Presidente nel S.R.C. e Gran Carmelengo. Servì Carlo V nella presa di Milano con mille cavalli e lo accompagnò più volte a Madrid. Nel 1491 Onorato II muore e la sua eredità passo ai nipoti e per la precisione il feudo di Caivano passò a Giacomo Maria Gaetani sebbene per pochi anni. Infatti, durante la guerra tra francesi e spagnoli, i Gaetani si schierarono nel partito francese e nel 1504 il re Ferdinando IV li dichiarò ribelli e tolse loro i feudi. Quello di Caivano fu dato al condottiero spagnolo don Prospero Colonna, che diventerà il primo viceré di Napoli, per conto della corona spagnola, quando Carlo V diventerà imperatore. Con la pace tra Francia e Spagna del 1506, Giacomo Maria fu perdonato e potè riacquistare il suo feudo, ma non gli durò molto perché nel 1528 egli venne di nuovo dichiarato ribelle e privato ancora una volta del feudo, il quale probabilmente tornò alla famiglia Colonna. Quando Giacomo Maria venne perdonato una seconda volta, il feudo non potè tornare nelle sue mani perché era stato venduto. Nel 1535 Emilia della Caprona ebbe difficoltà finanziaria a causa di una debito di 6.600 ducati, e vendette il feudo a Emanuele Malusino per 7.200 ducati, sempre col patto retrovertendo. A questo punto si fa viva Costanza Pignatelli che rivendica i patto a suo favore, Giacomo Maria Gaetani, era stato perdonato da Carlo V, ed ella libera di ridiventare feudataria di Caivano come moglie del primitivo proprietario. Forse Giacomo Maria era morto nel frattempo perché di tutte queste faccende appare interessarsi la moglie senza che lui sia presente ad atti. Nel 1541 la figlia di Costanzo e di Giacomo Maria, Geronima Gaetani sposa don Baldassarre Acquaviva e nell’occasione nuziale ebbe in dote il feudo di Caivano che era ancora nelle mani di Emanuele Malusino. Dunque, il feudo verrà riscattato poco dopo da don Baldassarre Acquaviva a nome della moglie. I Quinternioni registrano nell’anno 1543 un compromesso per la vendita del feudo di Caivano tra Baldassarre Aquaviva e Scipione Carafa e la vendita avviene nel 1550 per 13.000 ducati pagati da Scipione. Da questo momento in poi i Gaetani cessarono di essere feudatari di Caivano. Ne consegue con l’ipotesi sulla datazione dell’affresco debbano racchiudersi in un lasso di tempo che va dal 1510 al 1550, per questo lo stemma sulla destra dovrebbe essere appartenuto o a Giacomo Maria Gaetani che sposò Costanza Pignatelli intorno al 1510 oppure a Geronima Gaetani figlia di Giacomo Maria e Costanza Pignatelli che sposa don Baldassarre Acquaviva, negli anni 20- 30 del 500.


3. Stemma della famiglia Gaetani
Da Scipione Mazzella, “Descritione del Regno di Napoli” Napoli, 1601, pag 692: “Arma partita: nel primo gran partito controinquartato al primo e al secondo d’oro e quattro pali di rosso (Regno d’Aragona); al secondo e al terzo interzato e al primo fasciato di otto d’argento e di rosso (Ungheria) al secondo di azzurro seminato di fiordalisi (gigli) d’oro (Regno di Napoli, Casa d’Angiò) al terzo d’argento alla croce potenziata e ricrocettata d’oro (Regno di Gerusalemme). Al secondo gran partito inquartato al primo e al quarto d’oro alla gemella ondata d’azzurro (Casa Gaetani) al secondo e al terzo d’azzurro all’0aquila spiegata d’argento clonata d’oro (Casa Feudataria dell’Aquila) ”.

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